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Il Dollaro come Fondamento della Finanza Globale
Il dollaro statunitense ha dominato il panorama economico globale fin dalla firma degli accordi di Bretton Woods nel 1944: Questo accordo stabilì il dollaro come valuta di riserva internazionale, legandolo all’oro e conferendo agli Stati Uniti un ruolo centrale nel sistema finanziario globale. Anche dopo la fine del gold standard nel 1971, che significava poter convertire le banconote in oro recandosi in banca, il dollaro ha mantenuto il suo status di egemone in gran parte grazie alla solidità dell’economia statunitense e alla sua capacità di fornire un mercato sicuro e liquido per il commercio internazionale, ma soprattutto per la percezione di NEUTRALITÀ che questa valuta emanava.
Al giorno d’oggi, il dollaro rappresenta circa il 59% delle riserve valutarie mondiali secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Inoltre, più dell’88% delle transazioni valutarie globali coinvolge il dollaro in qualche forma (dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, 2022). La maggior parte delle materie prime, con apice nel petrolio, viene ancora scambiata in dollari, consolidando ulteriormente il suo ruolo dominante. Questo dominio del dollaro permette agli Stati Uniti di beneficiare di un ampio mercato dei capitali e di finanziarsi a costi relativamente bassi, emettendo i così detti treasury bonds che vengono acquistati da tutto il mondo, essendo ritenuti sicuri e resistenti alle turbolenze politiche.
Acquistando questi titoli, si fornisce liquidità al governo statunitense, di fatto prestando soldi al governo e ricevendo interessi a lungo termine.
La Neutralità del Dollaro: Una Costante Fino ad Oggi
Il successo del dollaro come valuta di riserva globale è stato in gran parte dovuto alla sua neutralità percepita. Fino a tempi relativamente recenti, il dollaro è stato visto come uno strumento finanziario privo di legami politici diretti, accessibile a tutti gli stati indipendentemente dalle loro posizioni geopolitiche. Gli Stati Uniti hanno promosso il libero commercio e l’apertura dei mercati, consentendo a nazioni di ogni tipo di utilizzare il dollaro per regolare i propri scambi internazionali e per mantenere le proprie riserve in valuta straniera.
Un esempio di questa neutralità si può trovare negli anni della Guerra Fredda. Nonostante le tensioni geopolitiche tra il blocco occidentale e quello sovietico, molte nazioni neutrali o addirittura filo-sovietiche, vedi l’India e il Brasile, hanno continuato a utilizzare il dollaro nelle loro transazioni internazionali. Questa fiducia derivava dalla convinzione che il dollaro, supportato dalla stabilità economica e politica degli Stati Uniti, sarebbe rimasto una valuta sicura e affidabile, indipendentemente dalle oscillazioni del panorama geopolitico. Questo proprio perché anche nazioni opposte all’America avevano accesso al sistema finanziario basato sul dollaro, dando sicurezza alle nazioni non coinvolte che il dollaro potesse essere uno strumento finanziario neutrale.
In tempi più recenti, paesi come l’Arabia Saudita e altre nazioni del Medio Oriente hanno continuato a commerciare petrolio in dollari anche durante periodi di tensione con gli Stati Uniti. Il cosiddetto “petrodollaro” ha svolto un ruolo fondamentale nel mantenere la domanda per la valuta statunitense, contribuendo alla sua forza globale. Allo stesso modo, nazioni emergenti come il Vietnam e la Nigeria utilizzano ancora il dollaro per il commercio internazionale e come valuta di riferimento per stabilizzare le proprie economie, dimostrando la fiducia radicata nel suo ruolo neutrale e globale.
Questa fiducia e questa stabilità Impattavano soprattutto sui paesi non coinvolti in queste tensioni, che vedevano nel fatto della neutralità del dollaro anche in virtù di una tensione con l America una garanzia di stabilità a lungo termine, giustificando così le proprie riserve in dollari.
L’Utilizzo Politico del Dollaro e le Sue Conseguenze
Negli ultimi anni però, gli Stati Uniti hanno iniziato a sfruttare il dollaro come uno strumento di pressione politica. L’egemonia raggiunta in decenni di neutralità viene usata per fare leva su nazioni politicamente opposte. Ad esempio, l’utilizzo delle sanzioni economiche, spesso basate sul controllo delle transazioni in dollari, ha dimostrato il potere degli Stati Uniti nel bloccare l’accesso al sistema finanziario globale a chi non aderiva. Le sanzioni imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014e dell’Ucraina nel 2022 e quelle all’Iran per le controversie sul programma nucleare sono tra i casi più noti. Queste azioni hanno creato tensioni geopolitiche, evidenziando il rischio che le nazioni corrono se fanno affidamento esclusivo sul dollaro, un rischio fino ad ora sconosciuto.
In risposta a questa incertezza, molte nazioni, specialmente quelle che potrebbero essere in disaccordo con la politica estera statunitense, ma non erano direttamente coinvolte in questa occasione, hanno iniziato a diversificare le loro riserve valutarie. Il crescente utilizzo del dollaro come “arma politica” ha scosso la fiducia di alcuni paesi, facendo emergere nuove strategie per ridurre la dipendenza da questa valuta, in fondo costringendo molti paesi a cercare delle alternative anche poco ortodosse, spinte dal sempre più invadente uso del dollaro come arma politica.
Un indicatore chiave di questa sfiducia è il progressivo declino della percentuale di riserve detenute in dollari. Secondo l’FMI, le riserve globali in dollari sono diminuite dal 71% nel 1999 a circa il 59% nel 2023.
` `Questa diminuzione, sebbene lenta, indica una crescente tendenza dei paesi a diversificare le proprie riserve per proteggersi da potenziali rischi politici.
La Corsa all’Oro: Un Ritorno ai Beni Fisici
Uno degli effetti più evidenti di questa politicizzazione del dollaro è l’aumento dell’interesse verso l’oro come bene rifugio. Da un punto di vista storico, l’oro ha sempre rappresentato una riserva di valore nei periodi di incertezza economica. Recentemente, si è osservata una corsa all’oro da parte delle banche centrali di diversi paesi, in particolare quelle della Cina, Russia e India, anche se le più clamorose sono sicuramente quella della Polonia e quella dell’Arabia Saudita.
Secondo dati del World Gold Council, le banche centrali hanno accumulato quantità record di oro negli ultimi anni. Nel 2022, ad esempio, gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 55 anni. Questa accumulazione è una chiara indicazione della crescente sfiducia verso il sistema finanziario basato sul dollaro.
Il grafico XAU/USD (Oro/Dollaro) riflette questa tendenza: in periodi di tensione geopolitica e incertezza sul futuro del dollaro, il prezzo dell’oro tende ad aumentare. L’oro fisico offre un rifugio che non è soggetto alle sanzioni finanziarie o alle svalutazioni indotte dalla politica monetaria statunitense.
Valute Digitali: La Nuova Frontiera delle Risorse Neutrali
Parallelamente all’accumulo di oro fisico, si è osservata una crescita nell’interesse verso le valute digitali, con Bitcoin protagonista. Le criptovalute sono spesso considerate una risposta alla necessità di un sistema di scambio neutrale e decentralizzato, non controllato da alcun governo o banca centrale. Mentre il dollaro può essere manipolato e utilizzato come strumento di coercizione politica, Bitcoin in questo momento rappresenta un sistema alternativo, non suscettibile a queste dinamiche.
Grandi banche, fondi di investimento e persino alcune nazioni hanno iniziato a esplorare l’uso di criptovalute come riserva di valore e strumento di diversificazione. La sfida sarà capire se nel lungo termine queste valute digitali riusciranno a garantire la stabilità e la fiducia necessarie per sostituire o affiancare il ruolo del dollaro.
Il Ruolo dei BRICS e la Frammentazione del Sistema Finanziario Globale
Oltre all’oro e alle criptovalute, stiamo assistendo alla formazione di conglomerati di potere economico, come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Questi paesi stanno lavorando attivamente per sviluppare sistemi finanziari alternativi, cercando di creare meccanismi di scambio che riducano la dipendenza dal dollaro. Ad esempio, la Cina sta promuovendo lo yuan digitale, una valuta digitale emessa dalla banca centrale cinese, con l’obiettivo di facilitare gli scambi internazionali e sfidare l’egemonia del dollaro. È importante notare che questi sforzi per cercare alternative, nascono quasi completamente dalla perdita di fiducia derivata dalla strumentalizzazione politica del dollaro, che ha quindi quasi costretto il resto del mondo ad esplorare alternative.
Questi sforzi rappresentano una frammentazione del sistema finanziario globale, in cui diversi blocchi economici cercano di creare infrastrutture e valute indipendenti dal dominio del dollaro. Anche se il dollaro rimane la valuta di riserva principale, bisogna prendere in considerazione il trend, che appunto è discendente, e il suo utilizzo come arma politica ha accelerato la ricerca di alternative.
Conclusioni: Una Nuova Era per la Finanza Globale?
L’uso del dollaro come strumento politico ha avuto un impatto significativo sul panorama finanziario globale. L’accumulo di oro, l’ascesa delle valute digitali e la creazione di sistemi finanziari alternativi indicano che la fiducia nel sistema basato sul dollaro non è più garantita. La questione ora è se il dollaro riuscirà a mantenere il suo status di valuta di riserva dominante, o se, come è probabile, assisteremo a una riorganizzazione dell’equilibrio finanziario globale.
L’incertezza continua ad aumentare, e gli investitori devono ora considerare una varietà di fattori, dai rischi geopolitici alla volatilità delle valute. In questo contesto, l’oro e i bitcoin sembrano essere il rifugio super partes che gli investitori cercano in questi momenti di incertezza politica.